16/05/13

Caro Letta, sulla cultura non c’è più nulla da tagliare

di Tomaso Montanari
IL FATTO QUOTIDIANO, 16 maggio 2013
«Mi prendo l'impegno, se ci saranno tagli alla cultura mi dimetto», promette il presidente del Consiglio Enrico Letta a Fabio Fazio. E a parte il nonsense istituzionale (chi è allora il capo del Governo: lo zio Gianni? nonno Giorgio? il dio Mercato in persona?), appare chiaro che a Letta sfugge un dettaglio: il punto non è evitare altri tagli, è impedire che quelli già fatti siano letali. Il Ministero per i Beni culturali, per esempio, è un paziente in coma: se gli togli ancora un po' di ossigeno muore subito, ma se non glielo aumenti il paziente certo non si sveglia. E la "Nota integrativa per la legge di bilancio" varata da Monti a dicembre ha già schiacciato il grilletto che sparerà ulteriori esiziali tagli oggi e nel 2014: che Letta non lo sappia? Il coma è entrato nella fase profonda nell'estate del 2008, quando Giulio Tremonti dimezzò di fatto il bilancio del ministero 'affidato' all'inconsapevole Sandro Bondi. Allora Salvatore Settis denunciò sul «Sole 24 ore» che nel 2011 sarebbero rimasti sul conto del Mibac solo i denari per la macchina stessa, cioè per gli stipendi di un personale peraltro sempre più striminzito e sempre più vecchio. Settis fu cacciato dalla presidenza del Consiglio superiore dei Beni culturali, ma la profezia si è puntualmente avverata.  CONTINUA....